Erano una coppia fissa di piccioni, lui di colore grigio, lei di colore tortora; e mi hanno visitato ogni mattina per due anni, nella bella stagione e fino all’autunno inoltrato. Planava il grigio per primo sul mio balcone e guardava dentro in cucina, attraverso il vetro della porta finestra. Sentivo presto nuovamente un frullare di ali e vedevo arrivare e poi posarsi la femmina, che si affiancava al compagno. Insieme si mostravano e aspettavano.
Non ho quasi mai mancato di dare loro un mangime qualsiasi: di solito briciole di pane o anche più di lusso, talvolta. Contravvenivo così alla indicazione condominiale di non dare nulla ai piccioni allo scopo – così dicono avvenga – di scoraggiare il loro arrivo. Ma non succede quasi mai. Comunque, a me piaceva quella coppia fissa che costantemente mi faceva visita e discretamente aspettava una mia mossa.
E’ stato verso l’autunno che una mattina li rividi accanto alla porta finestra, proprio col muso vicino al vetro, tutti e due vicini; e posai lo sguardo su di loro incuriosita perché non riconobbi il loro atteggiamento consueto di attesa del mio mangime. Vidi che cominciarono una danza: l’uno girava su se stesso in senso antiorario , l’altra in senso orario. E continuarono così, per molti minuti. Poi mi pare ricordare che alzarono lo sguardo nella mia direzione e poi si levarono in volo. Non sono più tornati. Così ho fantasticato che fossero venuti a salutarmi Chissà, forse a ringraziarmi.