Lentamente la barca si stava avvicinando alla riva, l’isola appariva sempre più vicina e già si distingueva la sua spiaggia di sabbia nera. Tito ebbe un flash di memoria all’improvviso e la sua mente si isolò per qualche minuto in un ricordo. Quando tornò in sè – così si può dire perchè per quei minuti egli era veramente stato assente – ebbe un sorriso tra sè e sè. Non era tipo, Tito da provare sgomento per i dejà vu – di questo si era trattato – e quello era un deja vu particolarmene intenso, tanto da suggerirgli di estrarre subito la macchina fotografica e di scattare una foto all’approdo, che si stava facendo sempre più chiaro nei particolari. Tito aveva avuto spesso questi strani ricordi di già vissuto, mai però così intensi come questo, e ancora stupiva e sorrideva tra sè mentre si apprestava a mettere piede all’isola di Morea dove – è questo il punto – egli ricordava di essere già stato: in altro tempo, questo era certo, e di esservi arrivato dal mare; come stava avvenendo ora. Era l’autunno del 1963, e quel giorno sarebbe stato indimenticabile.
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