No, non sto parlando della “Gelsomina” ( indimenticabile) del film ” La strada” di Federico Fellini. Quella Gelsomina, di fantasia, era assai diversa da quella di cui voglio tracciare brevemente il ritratto, e che mi torna in mente sempre più spesso (ah certamente mai la ho dimenticatA! anche questa Gelsomina un personaggio assai rilevante), man mano che divento più vecchia; e che…traffico in cucina. La signora Gelsomina era la mia nonna paterna ed è stata la mamma di tredici figli, a quanto sappiamo; uno di questi è stato mio padre. E’ possibile che Gelsomina abbia avuto più di tredici figli, ovvero che di più di uno non abbiamo certezza: può esseere che uno o più d’uno sia morto in culla pochi giorni dopo la nascita. Può darsi che la incertezza del numero che ci stata tramandata significhi che oltre ai tredici viventi coosciuti tra cui mio padre e a quella incertezza sui morti in culla (come putroppo avveniva molto di frequente agli inizi del Diciannovesimo secolo) significhi dunque che Gelsomina abbia avuto aborti spontanei. Ma non è di questo che voglio parlare, non è queso ciò che mi fa pensare sempre più spesso a Gelsomina, come ho detto all’inizio. Il motivo è più leggero, meno drammatico e forse si può chiamarlo divertente. Gelsomina, in età avanzata, quando abitava da sola, dopo essersi separata dal marito nonno Ettore, si muoveva con grande libertà e non si sentiva certamente vincolata dalla routine quotidiana di moglie e madre. Amava stare alzata la notte… a cucinare.
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