Lei Jessica, ma il nome glielo dò io ora, è passata in mezzo a noi e noi la abbiamo guardata da lontano. Noi non abbiamo scambiato neppure una parola con Jessica, che di giorno girava nell’isolato, a volte brontolando, e che la sera andava a dormire nella panchina dei giardini accanto al grande hotel. Una mattina l’edicolante, duecento metri più in là dai giardini, vide strisciare per terra accanto a sè Jessica con un coltello piantato nel ventre. Questa la storia, che ho conosciuto qualche tempo dopo il fatto. Non so quali gesti immediati di soccorso siano stati fatti per lei. Mentre scrivo e ripenso mi dico che forse la hanno salvata. Ma lei continua a non avere un nome, se non il mio tardivo.