Un giorno dell’estate di qualche anno fa in Nuova Zelanda. un gruppo di giovani assistenti di spiaggia,e con loro un istruttore adulto, papà di uno dei ragazzi decidono di inaugurare la stagione concedendosi un lungo bagno nel mare cristallino. Si tuffano felici e dapprima nuotano e giocano all’interno della baia, poi osano nuotare un po’ più fuori, nel mare aperto. Sono tuti esperti, conoscono i luoghi, le correnti; la loro esperienza li fa sentire sicuri. Immaginano forse di incontrare presto i delfini che sono numerosi intorno. Non hanno motivo di apeve paura e se l’idea che possano incontrare lo squalo li sfiora forse decidono di non avere paura quel giorno d’estate, così luminoso. E poi sono tutti in gruppo, ciò da loro se non sicurezza forse baldanza: non ci pensano. Una di loro, la chiameremo Mary, e’ meno abituata alle lunghe nuotate ed è un po’stanca rispetto agli altri compagni, ma non al punto da desistere; e poi la sollecitano e lei non vuole mostrarsi paurosa * Sono grida e giochi d’acqua e risate, e poi peroì¨ è ora – per tutti loro – di cominciare a tornare alla riva. Ecco che vedono arrivare un delfino e ciò è bello, non crea problemi. I delfini si avvicinano all’uomo: chi va per mare, anche da noi, nei nostri mari, sa di questo, e si aspetta di incontrarli, anzi lo desidera! Quante volte i navigatori dei nostri mari hanno raccontato che giovani delfini, ma anche adulti si sono avvicinati alla loro barca e hanno intrecciato giochi. In chi ha vissuto questa esperienza permane un ricordo stupito, intenso e grato. * Mary e i compagni, dunque si apprestano a tornare verso la spiaggia dopo la lunga nuotata e i giochi. Sono trattenuti un attimo dall’incontro con il delfino, e non immaginano cosa sta per accadere. Dopo il primo delfino ne arrivano altri, uno dopo l’altro e si avvicinano a loro e formano un cerchio attorno a loro, un cerchio stretto. Dapprima i nostri amici sono stupiti poi si rendono conto man mano che passano i minuti, che quel cerchio stretto impedisce loro di andare verso la riva. Li tiene imprigionati. Allo stupore segue presto un senso di paura, anche perche’ il sole calerà , sono in acqua da tempo, l’acqua e’ 17 gradi e rimanervi e non potersi muovere fa sentire freddo; e quel freddo che arriva alle membra aumenta il disagio e anche la paura. D’improvviso i delfini che fanno cerchio attorno si mettono a sbattere la coda contro l’acqua e quella botta e’ talmente forte e potente che fa un rumore assordante. Gli uomini non comprendendo cosa sta accadendo, e per tutti quei segnali inconsueti sono presi da un panico più forte. Non sanno, non sospettano, non immaginano.
Un giorno dell’estate di qualche anno fa in Nuova Zelanda: un gruppo di giovani assistenti di spiaggia e con loro un istruttore adulto, papà di uno dei ragazzi decidono di inaugurare la stagione concedendosi un lungo bagno nel mare cristallino. Si tuffano felici e dapprima nuotano e giocano all’interno della baia, poi osano nuotare un po’ più fuori, in mare aperto. Sono tutti esperti, conoscono i luoghi, le correnti; la loro esperienza li fa sentire sicuri. Immaginano forse di incontrare presto i delfini che sono numerosi intorno. Non hanno motivo di avere paura e se l’idea che possano incontrare lo squalo li sfiora, forse decidono di non avere paura, quel giorno d’estate, così luminoso. E poi sono tutti in gruppo, cio’ da’ loro se non sicurezza, forse baldanza: non ci pensano. Una di loro, la chiameremo Mary, e’ meno abituata alle lunghe nuotate ed è un po’stanca rispetto agli altri compagni, ma non al punto da desistere; e poi la sollecitano e lei non vuole mostrarsi paurosa. * Sono grida e giochi d’acqua e risate, e poi peroì¨ è ora – per tutti loro – di cominciare a tornare alla riva. Ecco che vedono arrivare un delfino e ciò è bello, non crea problemi. I delfini si avvicinano all’uomo: chi va per mare, anche da noi, nei nostri mari, sa di questo, e si aspetta di incontrarli, anzi lo desidera! Quante volte i navigatori dei nostri mari hanno raccontato che giovani delfini, ma anche adulti si sono avvicinati alla loro barca e hanno intrecciato giochi. In chi ha vissuto questa esperienza permane un ricordo stupito, intenso e grato. * Mary e i compagni, dunque si apprestano a tornare verso la spiaggia dopo la lunga nuotata e i giochi. Sono trattenuti un attimo dall’incontro con il delfino, e non immaginano cosa sta per accadere. Dopo il primo delfino ne arrivano altri, uno dopo l’altro e si avvicinano a loro e formano un cerchio attorno a loro, un cerchio stretto. Dapprima i nostri amici sono stupiti poi si rendono conto man mano che passano i minuti, che quel cerchio stretto impedisce loro di andare verso la riva. Li tiene imprigionati. Allo stupore segue presto un senso di paura, anche perche’ il sole calerà , sono in acqua da tempo, l’acqua e’ 17 gradi e rimanervi e non potersi muovere fa sentire freddo e quel freddo che arriva alle membra aumenta il disagio e anche la paura. D’improvviso i delfini che fanno cerchio attorno si mettono a sbattere la coda contro l’acqua e quella botta e’ talmente forte e potente che fa un rumore assordante. Gli uomini non comprendendo cosa sta accadendo, e per tutti quei segnali inconsueti sono presi da un panico più forte. Non sanno, non sospettano, non immaginano . * Bisogna cercare di fare qualcosa, di reagire. Ci pensa l’adulto che è con loro, che raccoglie le forze e riesce a fare un balzo che consente di scavalcare la cerchia di mammiferi che preme attorno. Qui guarda sott’acqua e comprende. Il sangue gli si gela in corpo. Ma decide che non dirà ai giovani ormai stremati e in preda al panico che là sotto uno squalo è poco oltre il cerchio magico dei delfini. I delfini che, con il loro comportarsi e soprattutto con lo sbattere forte la coda, lo tendono lontano. E proteggono gli uomini. * Questa storia è stata fatta conoscere da un documentario della BBC diffuso qualche giorno fa da Sky Science. Si è trattato di una ricostruzione filmata dell’evento, ma ha ospitato anche la testimonianza di alcuni dei ragazzi protagonisti Erano gli anni ’90 del XX Secolo quando accadde quella avventura straordinaria, e il commento di una studiosa del comportamento animale, precipuamente del comportamento dei delfini. Diceva, la studiosa, che fino a quell’evento accaduto in Nuova Zelanda, non si era ancora certi che i delfini mostrassero questa empatia per l’uomo, al punto da andare in suo soccorso per proteggerlo dal pericolo mortale in acqua rappresentato soprattutto dallo squalo. Si supponeva – in base a molte testimonianze, fatti accaduti nel tempo, – che ciò fosse, che si comportassero con l’uomo tale quale si comportano per proteggere i loro simili. Diceva, la studiosa, che quell’evento in Nuova Zelanda ha fornito alla scienza la prova che mancava, la prova che il delfino corre in soccorso dell’uomo in mare come fa con quelli della sua specie. E concludeva affermando di quale emozione e senso di colpa si prova davanti a questo fatto, al pensiero di come noi trattiamo spesso loro, i delfini! * Ma come è andata a finire la straordinaria avventura dei giovani neozelandesi? Ad un certo punto, essi hanno visto i delfini sciogliere il cerchio e allontanarsi ad uno ad uno. Tutti. E, prima di quell’allontanarsi, lo squalo bianco se ne era andato lontano. |
di germana pisa – 30 Giugno 2011 |