C’è un paese dove le persone non riescono più a sognare e dove una strana atmosfera di paura aleggia intorno. E’ un paese del Portogallo e si chiama Luz, come quello che l’ha preceduto. Sì, perché prima c’era questo paese di Luz, fatto di tante casette bianche tutte vicine e poi c’era la chiesa nella piazza e nella piazza le panchine sotto gli alberi e gli anziani sostavano nell’assolato pomeriggio e facevano interminabili chiacchierate. C’era anche, naturalmente, il piccolo cimitero, dove riposavano gli antenati. Un bel giorno, anzi, un brutto giorno, qualche Autorità decise che il paese doveva scomparire sott’acqua: si era progettata una diga, enorme; quella diga e il suo bacino d’acqua sono, adesso, infatti, i più grandi d’Europa. Certo animate da tutte le buone intenzioni, le Autorità pensarono che, per non far soffrire troppo gli abitanti di Luz, costretti a veder scomparire sott’acqua il loro paese, bisognava ricostruire per loro un paese uguale in tutti i particolari; solo qualche chilometro più in là. .E cosi’ fecero. Così adesso il nuovo paese di Luz ha le sue case tutte bianche come lo erano le antiche, ha la sua piazza e la Chiesa e le panchine e gli alberi stanno crescendo. Le case sono uguali in tutti i particolari; sono – anzi – un po’ più grandi e hanno qualche comodità in più al loro interno e anche all’esterno: ognuna ha il suo giardino nel retro e c’è posto per l’automobile. Ma una grande tristezza aleggia sul paese e gli abitanti denunciano uno strano male: alcuni non riescono piu’ a sognare, altri non escono di casa, le strade sono deserte e i cani vi si aggirano un po’ inquieti e straniti, forse contagiati dalla strana solitudine che si respira intorno. Dicono le cronache che il luogo dove sorgeva il paese originario ora è un isolotto sulla cui cima spunta un albero. Essendo il nuovo Luz sistemato su di una collinetta, da lì si può vedere ancora il luogo dove sorgeva la vecchia Luz, le cui case sono state distrutte per non contaminare le acque, ma anche perché, nei periodi in cui il bacino non fosse stato colmo, gli abitanti avrebbero potuto vedere le loro antiche case e psicologicamente sarebbe stato intollerabile. Pero’, anche così, le cose non vanno molto bene e gli abitanti non sognano più. Sì, ci sono molte cose che non vanno, per esempio il signor Marcelino prima aveva le sue piante da frutto che aveva coltivato tutta la vita ed ora non più; ci vuol tempo perchè crescano gli alberi! E poi c’è un altro particolare. I cari defunti che riposavano nel piccolo cimitero di Luz l’Antica vengono trasferiti poco per volta nel nuovo .”Muovere i morti riapre le ferite..” dice donna Josephina. Si dice che il paese avra’ uno sviluppo turistico e che le cose cambieranno, ma intanto le persone non hanno più i loro sogni e le loro radici e non sognare e non riconoscersi più fa morire lentamente.
Nota: la storia del paese di Luz è raccontata da Il Manifesto del giorno 22 gennaio 2005