Dopo anni che mi guardava di là dal vetro, e che talvolta lo guardavo, ieri gli ho sorriso. E oggi ho aperto il vetro e lo ho preso in mano, lo ho raccolto: ho spostato i bicchieri e le tazze con delicatezza e ho guardato da vicino i colori, la consistenza della carta, anche una lucentezza del pigmento, che non avevo mai notato. Ho deciso che chiamarlo natura morta non è così sbagliato e non mi sento in colpa per aver come usurpato la definizione che a grandi pittori si addice. Poi, certo …, questo innamoramento improvviso che ho provato per il mio vecchio olio, e’ un olio poi? può essere un esaltazione delle mie, magari dovuta alla febbre. Piccolo quadretto, quando ti ho dipinto? Dalla firma direi che è un compito di una delle lezioni di storia dell’Arte alle Magistrali. Piccolo quadretto, penso che ti metterò in una cornice e poi non so se ti rimetterò ancora lì tra i bicchieri e le tazze. Adesso, li’ vicino ad altri dipinti dove ti ho appoggiato per farti una fotografia, non mi sembri sfigurare. Che strani scherzi fa la percezione delle cose. Come dicevo, non mi sento di escludere che oggi senta il bisogno di una autogratificazione. Comunque, mi sento di ringraziarti piccolo quadretto, di avermi come chiamato e di avermi detto che volevi – tu – avere un po’ di considerazione E’ così. mi sembra che sia avvenuto un piccolo sortilegio perchè come posso spiegare che da ieri è come se ti avessi visto per la prima volta, e che di improvviso mi sembri bello?…