“Vai dove ti porta il treno”: sembra essere questo l’ultimo in ordine di tempo pensiero forza che mi si è presentato alla mente al risveglio: pensiero non carente di ironia, che vuole essere preso in considerazione per l’originalità del suo richiamo letterario allo stranoto “Vai dove ti porta il cuore”. Può darsi che dove mi porterebbe il treno potrebbe coincidere, non si sa mai, con la destinazione del cuore e in questo sta la originalità di questo input manifestatosi al risveglio. Si badi: non il risveglio dal sonno della notte, ma da quello del pomeriggio, riuscito bene in virtù della frescura discreta dell’aria condizionata nella camera di Tito: non la camera d’angolo, ma quella della libreria bianca e del letto ortopedico. Quale destinazione potrei prendere, comincio già a domandarmi; (dal momento che non c’è dubbio che da stasera stessa consulterò l’orario ferroviario). Certe cose vanno prese sul serio – questo tipo di cose suggerite dal sogno – quando mostrano la capacità di permanere nella mente più di qualche minuto, o di qualche ora. Si tratta infatti – ne sono certa – di prodotti elaborati dalla mente nel sogno, importanti trasfigurazioni del vissuto che, nel timore di non essere presi in considerazione al risveglio da parte del sognatore si danno la pena – bontà loro – di travestirsi usando i materiali della realtà vera; voglio dire le sillabe, le parole insomma ( in questo caso è così; ci possono essere artifici diversi). Per produrre poi un risultato più certo, cioè per essere presi in considerazione dal soggetto destatosi dal sonno capita talvolta – come in questo fortunato caso – che il travestimento con cui l’apporto del sogno si presenta ad esso si faccia bello usando un artificio importante. Come nel caso di oggi, insisto: facendo capolino alla mente insistentemente, balzando qua e là davanti agli occhi, canticchiando il titolo di una stranota opera letteraria. Il folletto che ha messo in piedi questa messa in scena comunque vada a finire se viaggerò presto o tardi un suo successo lo ha già ottenuto prendendosi così tanta della mia attenzione.