Quasi ogni giorno, alzandomi, penso che non è scontato che di quel giorno io veda la fine. Mi vengono alla mente Felicita e Adriana. L’una ha annaspato prima dell’alba nel tentativo di afferrare il telefono posto sul comodino, ma invano. L’altra si stava preparando per andare in vacanza, era pieno luglio, era ospite a casa della figlia, del marito e dei nipoti . Era mattino per Adriana e nella quiete e isolamento della sua stanza si è sentita improvvisamente più sola che mai, con quel dolore tremendo al petto, quella sensazione di qualcosa che nel suo petto urlava, o crollava. Anche lei ha afferrato il telefono; lei ce l’ha fatta a chiedere aiuto, ha gridato alla figlia che stava male, ma poi ha dovuto arrendersi in angosciata solitudine. È la mattina un momento cruciale del giorno? Forse lo è. Lo sono certamente – lo dicono le statistiche mediche – le ore immediatamente antelucane, in cui più frequenti sono gli infarti fatali.
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