Nella mia vita sono stata percorsa da passioni civili, sociali, politiche, con diversa intensità ed esito uguale: ho abbandonato la causa, o meglio la militanza attiva di questa; non per un ripensamento sulla bontà della medesima, quale che fosse, perchè a ognuna di quelle cause io credo ancora. Si tratta di questo: il tempo dedicato ad ognuna di esse, questa o quella, si è progressivamente ridotto; la convinzione che il dovere immediato del proprio stato fosse da privilegiare non è mai venuta meno. Ho parlato di militanza. La parola si adatta bene all’atteggiamento che ho avuto per la associazione Megachip, ma anche per il Movimento della Decrescita Felice. Per quanto riguarda la attenzione per i diritti del lavoro, questa non può dirsi militanza, avrebbe potuto concretizzarsi, questa attenzione, con una partecipazione ad un sindacato, e in questa direzione un giorno, molto tempo fa, mi aveva sollecitato a muovermi un medico, sì un medico, al quale avevo segnalato un mio rinnovato vigore dopo una lunga crisi, motivandolo proprio con la scoperta di una mia passione per quel problema. Il colloquio con quel medico costituisce un ricordo vivo, uno di quelli che si presentano alla memoria come fotogrammi nitidi e persistenti. Ho avuto modo di scrivere di questo tipo di ricordi, che servono a ricordarci momenti particolarmente intensi della nostra vita, momenti a cui forse dovremme dedicare un pensiero non superficiale. C’è stato un altro periodo che ricordo con simpatia, quello dedicato alla attenzione per il partito radicale…Ne parlerò con maggiore approfondimento, e presto.