Son passati ormai più di 15 giorni da quando una mattina, girando l’angolo a destra, ho trovato un’assenza. Oltre alla sensazione che mancasse qualcosa in quel pezzo di via (che dalla mia dista poche decine di metri) non avevo affatto chiaro di cosa si trattasse, o meglio, il primo pensiero che mi venne alla mente, ovvero che si trattasse della edicola di giornali (che a quel punto ero certa di aver visto al suo solito posto solo due, tre giorni prima), lo respinsi. non mi sembrava possibile che fosse scomparsa una edicola di giornali. Mi sono abituata, come molti, a veder chiudere simili rivendite, ma senza che sparisse il costrutto in sè. Quella mattina non mi inoltrai fino al punto in cui la edicola sapevo essere stata: mi dicevo che sicuramente non avevo visto bene, che era dietro un albero e che mi sbagliavo a pensare che dall’angolo di via C., dove mi trovavo, di solito si vedesse l’edicola. L’edicola del signor G. (diciamo così perchè il suo nome non lo conoscevo e forse anche altri non lo avevano conosciuto) era – già prima che si supponesse scomparsa, un oggetto diverso da quelli del suo genere intorno: trasudava silenzio. Oso dire così perchè mi sembra adeguato trasferire alla costruzione la caratteristica peculiare della persona che la aveva abitata. Credo che in decenni non solo io e mio marito, ma anche gli altri clienti abbiano sentito il signor G. articolare parola nella misura di non più di due e forse neppure quelle più propriamente un suono monosillabico al momento di acquistare il quotidiano o la rivista. Il signor G. era una sfnge immobile affacciato oltre la montagnetta di giornali; e il solo gesto che gli era consueto era quello di estrarre un braccio dall’interno per dare una moneta di resto, senza accompagnare il gesto da uno sguardo non dico significativo, che sembrasse un cenno, un saluto. Non so se anche altri, come me, avessero la sensazione di essere giudicati da quello sguardo immobile, dove i muscoli facciali parevano non avere un significato; e mi domando anche se, come me, anche ad altri sembrasse che in quello sguardo ci fosse una nota ironica, o meglio sarcastica. Ho troppo indugiato fino ad ora nel tratteggiare la figura del signor G. parlandone anche al passato; mi rendo conto; quando in effetti io ancora non SAPEVO se la sua edicola fosse veramente scomparsa e dovrei cercare di indagare questo di mistero, prima di quello del suo proprietario. Perchè è mai possibile che una edicola sia strappata dalle fondamenta senza per esempio che noi abitanti intorno fossimo stati avvetiti, da qualche cartello. E perchè mai, però…Sarà venuto un disco volante nottetempo a prelevare quello che in realtà era un extraterrestre che aveva teminato la sua missione sul pianeta Terra; ed estirpando tutto insieme quella che in realtà non era stata un’edicola ma un manufatto alieno, che nascondeva segreti che non conosceremo mai. Dopo qualche giorno da quello in cui avevo notato una assenza, mi decisi ad avvicinarmi di più perchè a pochi passi dal manufatto alieno c’era la fermata dell’autobus alla quale ero diretta. Quella fu la scusa per guardare bene: sì, era tutto vero: a terra c’era (c’è) il quadrato di cemento dove la edicola manufatto era stata da sempre posata. Uno stranissimo senso di assenza si fece strada in me, qualcosa come un’angoscia…” (germana pisa – aprile 2022)