40 anni fa forse anche di più a noi – Gea e Tito – novelli sposi e freschi condomini, capitò di fare la conoscenza del nostro vicino di pianerottolo in una delle maniere più originali . Una sera il signor Carlo M. bussò alla nostra porta in preda ad agitazione: era disperato perché aveva perso le chiavi di casa e non poteva entrare. Ci comunicava il suo sgomento. Non ricordo purtroppo quali siano stati i primi approcci verbali, nè i successivi dettagli del discorso che portarono alla conclusione per cui mio marito – speleologo – scalò quel giorno la parete esterna del palazzo fino a giungere alla porta finestra chiusa dell’appartamento del signor Carlo M, quindi sfondando con una mazza il vetro. Non ricordo come – tra i primi approcci e la conclusione – si sia giunse a questa decisione. Sicuramente, nella concitazione del racconto il signor Carlo avrà affermato che l’unica strada per entrare nella propria abitazione era propria quella che ho appena narrato. Credo non sapesse che mio marito era uno speleologo e che ne sia venuto a conoscenza in quella occasione. E suppongo che non gli abbia chiesto di fare quello che poi Tito ha fatto offrendosi di fare la scalata alla parete, quando generalmente questi inconvenienti di smarrimento delle chiavi comportano la chiamata e il successivo arrivo dei pompieri. Ma Tito si offrì, e il signor Carlo accettò.. Ho ancora in mente la visione di mio marito che, vestito di tutto punto della attrezzatura che usava in grotta avanzava lentamente verso l’alto, aiutandosi con scaletta e corda. Era già buio: nessuno dalla strada poteva vedere quanto stava avvenendo, la via era deserta, la scalata procedeva nel silenzio sotto il mio sguardo attonito e – immagino – di quello del signor Carlo al di là del vetro che sarebbe andato presto in frantumi. Stamattina , quarant’anni e oltre dopo mi è venuto alla mente quell’episodio lontano, dopo che avevo da qualche minuto dato una mano, anzi una chiave al figlio del signor Carlo, Luca, che non vedevo da quaranta anni, che casualmente mi ha riconosciuto mentre lavoravo giù al box e che mi ha chiesto se per caso non avevo io la chiave per entrare al locale cantine. Doveva poter accedere alla stanza dei contatori generali per fare una piccola operazione che riattivasse la corrente nell’appartamento di sopra, quello che era stato del signor Carlo il suo papà, da qualche mese mancato . Nell’ appartamento sarebbe venuta ad abitare la figlia, e Luca si trovava qui per riattivare i vari servizi della casa. Ma qualche chiave gli mancava e non poteva far nulla. Però ci siamo incontrati, nel silenzio e nel deserto assoluto condominiale del giorno ultimo di luglio. Tornata a casa dopo aver aiutato Luca ad accedere e con felice conclusione al locale contatori , oltre che aprirgli anche la porta per risalire, non ho potuto non pensare a questa curiosa coincidenza di storia di chiavi smarrite o non ancora esistenti. Queste cose curiose le chiamiamo coincidenze e talvolta diamo loro connotazioni magiche tanto sono strabilianti. Non so se chi mi legge considererà strabiliante la mia coincidenza ma questa cosa a me fa tanto sorridere e tanto piacere.
Germana pisa
31 luglio 2021