Su Internet, nel sito di Arianna editrice, ritrovo una delle più interessanti interviste che ho avuto l’occasione e il privilegio di fare: AL professor Marco Capovilla. Arianna editrice la ha tratta dal sito della associazione per la quale, negli anni tra il 2004 e il 2007 scrivevo: “Megachip per una democrazia della comunicazione”. Rimando al sito, se ciò interessa, per la lettura integrale. Qui, mi limito ad anticipare in chiaro l’esordio della conversazione […]
GE Marco Capovilla, di fronte ad un articolo di giornale capita spesso che il nostro spirito critico si attivi, che della notizia mettiamo in discussione il contenuto, vuoi nella sostanza come nella esposizione, o ci interroghiamo sulle fonti; o comunque è sulla parola scritta che si esercita la nostra attenzione. Oserei dire che è anche auspicabile ciò avvenga. Non accade la medesima cosa al contrario – o perlomeno non con la stessa frequenza – con la fotografia […]
MARCO Per risponderti faccio riferimento ai tempi in cui nacque la fotografia. La fotografia nasce in un’epoca – la prima metà dell’800 – in cui per la stessa filosofia positivista che in quell’epoca nasce e progressivamente si impone, si tende a dare un valore probatorio all’immagine. In questo senso la fotografia nasce come rappresentazione automatica della realtà, come meccanica trasformazione dell’immagine del mondo esterno in immagine bidimensionale. Perquesto antico retaggio, mentre da un lato chiunque sarebbe portato a mettere in dubbio la veridicità di un dipinto, di un acquerello, o comunque di un’opera fatta a mano, dall’altro lato nessuno si sognerebbe – parliamo della seconda metà dell’800 – di mettere in dubbio la veridicità di una foto […] (in copertina: frammento di immagine della Ermanox: Ci sono tecnologie la cui introduzione porta a vere rivoluzioni nei settori dell’industria interessati. La macchina fotografica tedesca Ermanox nel 1924 ha cambiato per sempre la storia del fotogiornalismo