Nella vita leggiamo decine, forse centinaia di libri, ma sono pochi e sempre gli stessi di solito quelli che ricordiamo se qualcuno ci chiede quali sono stati i preferiti. Bastano pochi secondi perché ci vengano alla mente alcuni titoli: si presentano puntuali come soldatini sull’attenti: alcuni emergono da tempi lontani, altri da vicinanze temporali e di scaffale; ma di solito arrivano insieme. Ci sono dei piccoli ritardatari, ma poca roba: questione di minuti e tutti esclameranno all’unisono: presente! In una situazione simile a quella che ho descritto all’inizio è capitato oggi che arrivasse affannato all’appello un piccolo Oscar Mondadori: si era attardato in uno scaffale sovrabbondante di stimoli letterari e di copertine graficamente interessanti, e non aveva udito subito il mio richiamo. Quando lo ho visto avvicinarsi alla mia mano ho avuto un sussulto di piacere come accade quando si fa viva una creatura cara che non vedevi da molto tempo. Ha un nome accattivante il piccolo Oscar: Orfeo, “Orfeo in paradiso”; ma non si tratta di libro edificante di natura religiosa e semmai la vicinanza di orfeo e di paradiso può far pensare a fantasy o anche fantascienza, come genere letterario. Comunque l’arrivo di Oscar sembra qualificarsi come scherzo della sincronicità, perché Orfeo mi ha raggiunto proprio in ore in cui invano cercavo di scrivere un brano riguardante la memoria e lo svelamento di sé attraverso frammenti di memoria che illuminano. improvvisamente il nostro presente, a volte addirittura guarendoci La cosa curiosa è che in Orfeo accade una magia simile (o forse un sogno) e misteriosamente il protagonista vede nel passato che non avrebbe mai potuto conoscere senza quel prodigio il perché della sua esistenza. In conclusione non dico che abbandonerò l’idea di scrivere sulla memoria lontana e sullo svelamento di sè, ma al momento di farlo terrò Orfeo accanto a me.