L’informazione televisiva relativa al Covid, che si arricchisce di sottosezioni, appendici e nuovi titoli ad ogni telegiornale ha ormai quasi del tutto cancellato ogni altra notizia, sia di provenienza nazionale che estera. Fanno eccezione episodi di cronaca nera, purtroppo sempre presenti in ogni tempo e vari servizi arricchiti di lunghi commenti relativi al gioco del pallone. Le immagini di quest’ultimo settore consistono spesso in comportamenti fortemente sconsigliati o forse anche proibiti a noi comuni mortali: alludo al tripudio di abbracci tra calciatori con conseguente scambio tra loro di milioni di particelle di sudore e forse di particelle di altra provenienza: nasale od orale. Avviene che una sorta di transfert si crei in noi che guardiamo quelle immagini di abbracci non censurati perchè non censurabili parrebbe, essendo forse al di sopra di ogni pericolo di contagio il contatto ravvicinato tra semidei del pallone. Avviene che quelle manifestazioni emozionali servano come compensazione verrebbe da pensare alla nostra desolata solitudine affettiva, dove la espressione sentimentale di sè è frustrata da una dura legge pandemica. Un’ automatica autocensura di comportamento si è impossessata di noi; chiusi nel nostro bozzolo non veniamo dunque raggiunti, come dicevo all’inizio, da notizie che non siano quelle che rafforzano le pareti di questo bozzolo, quindi numeri, percentuali, ammonimenti, esempi nefasti, qualche volta edificanti. E non dobbiamo forse per tutto questo ringraziare mamma tivu che evita di turbare il nostro raccoglimento negandoci la comunicazione di eventi estranei alla presenza del Covid nelle nostre vite? Che ci dovrebbe del resto importare di quanto avviene fuori dai confini, di diverso dal dominio del virus? Forse che ci dovrebbe riguardare il fatto, solo per citarne uno, che migliaia di Armeni sono in fuga e bruciano dietro di sè le loro case per impedire che dopo di loro vengano occupate da nemici in arrivo. Forse che la tivu dovrebbe dilungarsi un po’ di più nell’informarci, quindi oltre la enunciazionenei titoli dei quotidiani naufragi nel Mare mediterraneo? Oltre la barriera di immagini di una infinita continua narrazione di un evento ormai dominante l’orizzonte c’è molto di più, di dolente o di consolante di quanto non osiamo immaginare.