Oggi incontro Cristina Tajani, assessore al lavoro, alle attività produttive, al commercio, alla moda, al design, a Milano, in seno alla giunta del sindaco Giuseppe Sala.
GP Noi ci siamo già incontrati assessore – nel 2005 – per parlare di Precariopoli https://www.germanapisa.it/wp-admin/post.php?post=1301&action=edit il saggio di cui lei è un degli autori. L’’argomento del libro – il lavoro – era una anticipazione del suo futuro, quando come assessore ebbe per la prima volta questa delega. È corretto? Quando passo da via Bergognone non manco di volgere lo sguardo lì dove prima c’era la fabbrica Ansaldo, all’angolo con via Savona, e dove ora c’è Base, il luogo che ospita eventi e spazi di lavoro condiviso. Lei ha favorito quella trasformazione. Gli spazi di coworking in questi anni si sono moltiplicati con il suo impulso. Anche lo smart working, in questo ultimo periodo di forzato ricovero in casa a causa della pandemia ha avuto uno sviluppo eccezionale, e di questo per quanto riguarda i dipendenti comunali lei si è occupata in prima persona. Crede che questa forma di lavoro non in presenza potrà continuare anche in futuro finito – ce lo auguriamo – questo periodo di emergenza costante? Assolutamente, questo periodo di lavoro agile straordinario ha dimostrato come indietro non sia possibile tornare. Lo dimostra anche l’indagine presentata a giugno, a un mese dalla fine del lock-down totale, in cui è emerso che per l’85% dei dipendenti sia stata un’occasione per sperimentare un nuovo modo di approcciarsi al lavoro e per il 72,5% questa esperienza abbia favorito e agevolato l’acquisizione di nuove competenze. Il 66,8% ha ritenuto che la propria produttività sia rimasta uguale al lavoro svolto in presenza e il 30% di questi ha dichiarato che sia addirittura aumentata. Ovviamente sono stati necessari e non del tutto risolti i problemi legati alla mancanza di dispositivi adeguati e di socializzazione. Ma parliamo appunto di un utilizzo straordinario di questa misura. Subito dopo l’estate ci siamo messi al lavoro per trovare una soluzione di avvicinamento alle esigenze di un ritorno in ufficio in presenza, con una concessione via via ridotta dei giorni disponibili di lavoro da remoto, fino all’accordo con i sindacati che varrà fino al 31 dicembre 2020 di pochi giorni fa: sei giorni al mese di smart working per ogni dipendente e una ‘banca’ delle giornate mensilmente non fruite cui attingere per ulteriori giorni di lavoro da casa al fine di conciliare le esigenze dei lavoratori con il funzionamento dei servizi comunali. Ovviamente tutte le categorie che ne dimostreranno la necessità medica, potranno mantenere la misura 5 giorni su 5. Il Comune continuerà a lavorare come in passato sul tema dello smart working, con la speranza che nel frattempo si metta mano alla legge nazionale adattandola alla nuova realtà, rendendo omogenee e allargate anche al settore privato le misure necessarie. GP Sono tornate la settimana della moda e quella del design, ancora in corso. La fase più acuta della pandemia aveva costretto ad annullare le precedenti rassegne. Come è stato questo ritorno? E la scelta di abbinare entrambe le rassegne? Mi può accennare ai luoghi della città dove ci sono stati e ci sono eventi tematici legati al design, e alla moda? I due capisaldi delle “Week” annuali non potevano rimanere in sordina nel corso del 2020, con il rischio che a livello nazionale e internazionale altre piazze approfittassero della situazione guadagnando posizioni a discapito di Milano. Nel difficile contesto dell’emergenza sanitaria il nostro obiettivo è stato quello di sostenere e rafforzare il sistema moda, design e creatività. Questo, a partire dal coordinamento tra l’Amministrazione e gli stakeholder cittadini, nazionali e internazionali. I primi tentativi di una manifestazione post emergenza si sono avuti con la Milano Digital Fashion Week – July Issue, e lo sforzo ha dimostrato che c’era margine per delle iniziative miste live/digitale in autunno. Così è stata confermata la Fashion Week Donna settembre 2020 ed è nata la Design City di ottobre 2020. La scommessa è stata puntare sul “su due sistemi” consolidati che grazie alla regia della Pubblica amministrazione potessero creare vicendevoli sinergie, contaminando i rispettivi ambiti di lavoro e sperimentando gli esiti delle nuove sinergie direttamente sul territorio. Il tutto in un contesto di massima attenzione delle misure sanitarie, condizione in cui il mondo della creatività non poteva trovare terreno più fertile per dare vita alle proprie intuizioni. I cinque giorni – 22 al 28 settembre – della Settimana della Moda Donna hanno visto la realizzazione di 23 sfilate dal vivo e 41 sfilate online. Tra queste, da notare come siano tornati a Milano Dolce&Gabbana dopo diversi anni, così come la Maison Valentino, che ha disertato la Fashion Week di Parigi. Anche Salvatore Ferragamo è tornato a Milano per la sfilata donna con una importante iniziativa presso Rotonda Della Besana. Caso unico Armani, che ha presentato la collezione fisicamente ma a porte chiuse, con diretta televisiva sul canale La7. È stato poi confermato anche il salone di White.
La Fashion Week di settembre è stata universalmente riconosciuta con il primo grande evento di successo dell’era post Covid19 a Milano, e ha dato le energie al settore per lavorare da subito alle edizioni successive. La Milano Design City – 28 settembre 10 ottobre – ha previsto invece circa 350 appuntamenti, tra reali e virtuali, con il coinvolgimento 66 operatori che hanno confermato il proprio impegno, tra cui: INTERNI, Zona Tortona, Triennale Milano, ADI, Politecnico di Milano, Ordine degli Architetti Provincia di Milano, Rossana Orlandi, Superstudio Group, Elle Decor, AD, e ovviamente i Distretti del Design di via Durini, Brera, 5 vie, Santa Sofia e Molino delle Armi, oltre a singoli brand privati. I luoghi coinvolti sono stati i più classici, dai Distretti del Design ai singoli showroom, da Triennale fino alla nuova sede di ADI e molti altri, nello stile diffuso tipico della week originale.
GPVicino a Base di cui abbiamo parlato prima c’è il distretto della moda, in via Tortona, uno dei luoghi più frequentati in occasione della settimana dedicata; Mi pare sia stato inaugurato in questi ultimi giorni un nuovo luogo dedicato a speciali iniziative. NOLO – ovvero Nord Loreto. Qui partner è il Politecnico, vero? Il nuovo luogo da noi inaugurato si trova in realtà all’interno del mercato comunale di viale Monza, un edificio storico che negli ultimi anni è rinato a nuova vita, grazie a quanto sta accadendo a tutto il quartiere geograficamente collocato tra i sottopassaggi della stazione centrale, viale Padova e piazzale Loreto, autonominatosi con una brillante intuizione qualche anno fa NOLO: North of Loreto. Lo spazio inaugurato è in linea con le politiche che abbiamo applicato a diversi mercati comunali coperti in un’ottica di trasformazione e rilancio delle strutture sotto formadi hub di quartiere, in cui poter fare la spesa ma accedere anche a servizi del Comune e partecipare a forme aggregative di quartiere o fruire di spettacoli di intrattenimento: si pensi al lavoro fatto nel mercato di Lorenteggio con Dynamoscopio o quello che si sta portando avanti nel mercato di piazzale Ferrara con Made in Corvetto, realtà del Terzo Settore che svolgono un importante ruolo di aggregatore sociale.
GP Ho seguito di recente le ultime novità che il suo assessorato al commercio ha già da più di un anno suggerito. Mi riferisco alla proposta che lei fece agli operatori commerciali all’interno dei mercati coperti di aderire e promuovere una trasformazione creativa fortemente innovativa degli spazi di vendita, in senso polifunzionale. Forse è già possibile un primo bilancio? Mi viene da chiederle: Potrebbero anche i mercati di strada periodici essere oggetto di qualche cambiamento? I lavori sui primi mercati affidati con i nuovi criteri – concessione dell’intero edificio ad un unicosoggetto, solitamente composto da nuovi investitori e vecchi concessionari dei singoli spazi consorziati tra loro – dovrebbero concludersi con la fine di quest’anno e l’inizio del nuovo, dunque per il momento non possiamo ancora valutare i benefici di questa piccola rivoluzione. Dal mercato di piazza Wagner, che subirà un intervento più leggero e funzionale, a quello d Morsenchio, che ha visto un intervento più strutturale fino al mercato di piazza Lagosta, demolito quasi totalmente (ne è rimasto solo il “guscio” esterno) prima di essere ricostruito ex novo, solo a distanza di qualche mese potremo trarre le prime conclusioni, ma siamo fiduciosi. Per quanto riguarda invece i mercati rionali, è più complicato introdurre innovazioni in quanto si tratta di manifestazioni per loro natura mobili, che variano sensibilmente nella proposta merceologica a seconda del giorno in cui si realizzano. Per poter immaginare possibili innovazioni – dai veicoli utilizzati per la vendita fino ai motori esterni per la creazione di elettricità – in queste tipologie di mercati sarebbe necessaria una interlocuzione e una buona predisposizione con ogni singolo esercente in quanto al contrario di quanto accade e per i mercati comunali scoperti non abbiamo un unico soggetto giuridico con cui dialogare che racchiuda tutti. Certo qualche sperimentazione è stata fatta, penso alle postazioni fisse predisposte in Papiniano, ma la difficoltà di coordinamento è insormontabile. La natura di queste manifestazioni rimarrà inequivocabilmente commerciale, contaminata al massimo dall’attività di operatori del Terzo Settore che con le rimanenze di fine mercato stanno immaginando percorsi virtuosi di recupero dell’eccedenza, penso all’attività di Recup. GP Dai tempi del suo primo mandato ho seguito i suoi interventi per le periferie, a partire da quello a Quarto Oggiaro. Ricordo un nome: FabriQ. Da cittadina osservatrice considero cruciale e storicamente importante quel momento. Può parlarmi di quel periodo, di quella realizzazione in una delle più conosciute periferie milanesi? Erano gli anni… FabriQ apre a gennaio 2014 – di una oramai consolidata amministrazione Pisapia, che mantenevano lo spirito pionieristico di inizio mandato unito all’esperienza di governo della città maturata. Si era ben compreso che per anni le periferie erano state lasciate abbandonate a loro stesse e che solo interventi studiati e di ampio respiro potevano sperare di avere una qualche possibilità di successo. L’apertura di FabriQ ha rappresentato una doppia sfida: l’attenzione prioritaria per i quartieri e le periferie e la volontà di coniugare impresa, tecnologia e innovazionesociale. Quarto Oggiaro non era poi un quartiere qualsiasi, ma l’emblema della trascuratezza delle amministrazioni precedenti. Investire lì denaro per aprire 650 mq destinati al territorio e che avrebbero gestito periodicamente bandi per erogazioni da centinaia di migliaia di euro, è stata oltre che una sfida un successo confermato e una grande soddisfazione personale.
GP Essere assessore al commercio in una città come Milano è un compito che specie in questi anni in cui è in corso la costruzione della M4 sollecita molto i suoi interventi a sostegno delle realtà produttive che si trovano più vicine ai cantieri. Ci sono stati incentivi di varia natura nel corso del tempo e alcuni negozi hanno scelto di spostarsi in altra via della città. Credo non siano pochi, vero? Il Nostro Assessorato ogni anno ha messo a disposizione milioni di euro per supportare le attività commerciali presenti sulla tratta M4, ma in effetti diverse attività hanno preferito chiudere i contratti di locazione e rinunciare al prosieguo del loro esercizio. Questo spesso dettato dalla lunga durata di cantieri per interventi così strutturali in una città. Ma il saldo complessivo tra aperture e chiusure da una ricerca della Camera di Commercio di Milano è positivo per 219 imprese: dall’inizio del 2016 alla fine del 2018 sono nate 853 imprese e hanno chiuso 634. Ovviamente il dato va poi approfondito, poiché la situazione delle nuove aperture è molto dinamica (spesso si intervallano in tempi ridotti aperture e chiusure di uno stesso esercizio, in cui subentrano più gestioni, e soprattutto ci sono zone che hanno risentito maggiormente dei cantieri: De Amicis e Santa Sofia su tutte). Ovviamente con l’emergenza sanitaria in corso non siamo in grado di sapere se l’aggiunta dei cantieri abbia spinto a maggiori chiusure. Quel che è certo è che le misure prima immaginate solo per le attività compromesse dai cantieri oggi andranno ripensate per tutto il comparto commercio.
GP Il suo mandato al lavoro e alle attività produttive so che le ha consentito di occuparsi di settori significativi della società, penso al negozio di viale dei Mille, angolo Dateo, dove espongono le creazioni delle cooperative legate al mondo del carcere. Quello è un altro progetto a cui tengo molto, che ho voluto e sostenuto personalmente e per il quale proprio in queste settimane stiamo lavorando al rinnovo della concessione del contratto al Consorzio che gestisce lo spazio di via dei Mille. Nato su nostro input nel 2015 a partire da 5 cooperative sociali che lavoravano negli istituti di San Vittore, Opera e Bollate, aveva lo scopo di favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti dentro e fuori dal carcere. Il mondo del lavoro ha tanti aspetti e categorie, ma quello dei carcerati o ex carcerati ha regole proprie su cui il progetto del Consorzio aveva idee e forze per ottenere ottimi risultati. Ad oggi ogni anno il Consorzio offre lavoro a circa 180 persone di cui 155 con problemi di giustizia, e ha sviluppato una rete di collaborazioni con imprese ed istituzioni che sono interessate a costruire legami con il mondo carcerario, per la condivisione di progetti comuni e per investire in attività produttive con persone detenute.
GP Mi può parlare delle collaborazioni con Fondazione Welfare Ambrosiano e della iniziativa recente del Crowfunding civico? Il Crowdfunding civico è nato in realtà già nel 2015 grazie alla collaborazione del Mio Assessorato con quello delle Politiche Sociali, e vista l’ottima accoglienza dell’iniziativa ogni anno abbiamo deciso di rinnovare questa modalità di condivisione del finanziamento con i cittadini di nuovi progetti di innovazione sociale in città. L’obiettivo era infatti quello di aiutare le organizzazioni non profit nel realizzare i loro progetti nei quartieri della città coinvolgendo i cittadini e le comunità locali. Ho fatto riferimento ad una “condivisione” del finanziamento, in quanto nel Crowdfunding Civico una parte delle risorse necessarie per realizzare i progetti viene raccolta tramite una piattaforma messa a disposizione di tutti gli interessati dall’Amministrazione, la restante parte viene coperta da un finanziamento del Comune a fondo perduto. I progetti ovviamente devono avere alcuni requisiti tecnici, tra cui una durata massima di 12 mesi e un costo massimo di 100.000 Euro. Le proposte che raggiungeranno il “traguardo di raccolta” – pari al 40% del valore del progetto e fino ad un massimo di € 40.000,00 – riceveranno dal Comune di Milano un contributo a fondo perduto pari al restante 60%, fino a un massimo di € 60.000,00. L’ultima edizione è ancor più particolare vista la grave emergenza sanitaria che ha afflitto il Paese e che rischia di ripresentarsi questo autunno: l’obiettivo principale infatti è quello di far ripartire la Città dopo i mesi di lockdown e le sue conseguenze. Siamo molto fiduciosi che i momenti più difficili siano proprio quelli in cui le idee migliori possano emergere. – La ringrazio, assessora, della sua disponibilità e gentilezza.