L’oggetto era diventato pesante nella mano, il contatto con la copertina plastificata fastidioso; probabilmente miliardi di germi la avevano colonizzata e la stavano percorrendo, invisibili alla vista . Istintivamente, Giovannella passò lo straccetto umido che aveva tra le mani sulla copertina; non si era mai preoccupata di fare un gesto simile, prima di quel momento; il potere indiscutibile che aveva emanato fino a quel momento dall’oggetto impediva che si prendessoro provvedimenti di qualsiasi tipo nei suoi confronti, men che meno di pulizia, come a rimproverargli qualcosa, forse la sua stessa esistenza. Il gesto fuggitivo di pulire la copertina rese Giovannella soddisfatta di sé, della propria attenzione per la pulizia; in fin dei conti, pur essendo diventato impegnativo, sia al tatto che all’uso in genere, l’oggetto – non si poteva negarlo – era prezioso, equivaleva al valore di un orologio da polso, o addirittura di più, ad un gioiello, ad una macchina fotografica. Ecco, l’oggetto era tra le altre cose anche una macchina fotografica e aveva lavorato molto ultimamente, sostituendo le macchine tradizionali che Giovannella aveva inopinatamente smarrito. L’oggetto conteneva un tesoro di informazioni, di affetti e quindi – si disse Giovannella – era giustificata la pesantezza che sentiva nella mano, che ora improvvisamente si comprendeva di più; e si poteva perdonare la invadenza con cui il quello pretendeva di essere accudito, perchè ora sembrava evidente – non si poteva non accorgersene ormai – che quella comunicazione di fastidio fosse come una richiesta di accudimento. Forse il cell avrebbe risposto ancor meglio ai suoi bisogni ora che finalmente lei si era accorta che l’oggetto andava anche pulito. Ripensando a quel segnale ricevuto Giovannella riflettè inoltre che da tempo il cell le era sembrato soffocasse, così compresso in quella veste; così aveva tentato qualche volta di estrarlo dalla custodia di finta pelle ma quella era stata messa dal negoziante con tale cura che Giovannella aveva sempre temuto – forzando – di guastare, di rompere, Anzi! perfino di spezzare un incantesimo, un potere racchiuso forse anche protetto, alimentato sotto quella corazza. Un segnale più forte arrivò all’improvviso, un suono, Giovannella sobbalzò, il potere dell’oggetto era più vivo che mai.
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