“Un lento incedere è una buona attitudine per conoscere il mondo, invece di sfrecciarvi attraverso, superveloci e inconsapevoli. Il più delle volte corriamo, a piedi o in macchina o in treno, fendendo i luoghi senza porvi attenzione. Quando rallentiamo, è come se lo spazio intorno a noi si dilatasse, dischiudendo i sentieri dell’esplorazione e della scoperta, tramite quelle tracce invitanti ed enigmatiche che sono le cose, gli oggetti, i paesaggi”. (Cesare Del Frate – rivista Diogene). Uno splendido dossier della rivista Diogene, dal titolo Filosofia della lentezza – pubblicato nell’edizione su carta, e anche on line, nel maggio 2010 – presenta, in una serie di articoli, alcuni movimenti di pensiero emergenti che, – ognuno con le proprie specificità ed ognuno nel proprio àmbito di intervento – a quella filosofia di vita si ispirano. Slow è la parola simbolo dei pensieri, delle idee, degli stili di vita descritti nel dossier che, se non possiamo ancora dire siano e conosciuti e/o conosciuti e condivisi dalla maggioranza delle persone non possono più essere tuttavia considerati idee e stili di vita relegati in una nicchia di pochi precursori. E’ avvenuto tutto abbastanza in fretta, perlomeno abbastanza in fretta rispetto ad altri fenomeni sociali (e qui penso ad esempio a quanti decenni la sensibilità per l’ambiente è stata prerogativa di relativamente pochi attivisti sensibili, prima di diventare una consapevolezza di – ritengo – la maggioranza delle persone); dicevo, sta avvenendo abbastanza in fretta – a mio parere, non so se condiviso – il diffondersi di quella consapevolezza: degli eccessi del consumo delle risorse, della accelerazione dei ritmi del vivere e del fruire, della smania del possedere, del consumare oggetti, tempo, vita. Anche se tuttavia, purtroppo, non abbastanza in fretta quanto occorrerebbe, così come anche tuttavia non abbastanza in fretta la consapevolezza si traduce in concrete azioni virtuose. Cesare Del Frate, di Diogene, nell’incipit dell’articolo che egli dedica – nel dossier – a La Decrescita Felice ricorda una favoletta che lo scienziato francese Hubert Reeves raccontava: “un vecchio pianeta incontra nel suo peregrinare la Terra e le chiede come stai? – Non molto bene – risponde quella – credo di avere una malattia mortale – E come si chiama quella malattia? – Si chiama umanità – Ah anch’io l’avevo alcuni milioni di anni fa, ma guarisce da sola: si autodistrugge” . Occorre rallentare. La Decrescita è slow. La Decrescita Felice è – qui nella ideale vetrina offerta da Diogene -, sorella di altri movimenti – slow – che si fanno strada, in Italia e altrove nel mondo. Accenno ad ognuno, e rimando, se interessa, se possibile, ad una lettura personale, per la ricchezza e completezza dei contenuti nel dossier esposti. L’ELOGIO DEL PENSIERO LENTO: E’ Carl Honoré giornalista e scrittore a illustrare il pensiero lento. Cita Google che “ha adottato la filosofia della lentezza sul luogo di lavoro: […] “La compagnia incoraggia i propri dipendenti a dedicare il 20 per cento dell’orario di lavoro ai propri progetti personali” a […] far fluire la creatività interrompendo la solita trafila di scadenze, distrazioni, mansioni da svolgere […] ”Incoraggia i dipendenti ad “affrontare i problemi che loro interessano maggiormente seguendo il proprio personale ritmo. Molti dei prodotti più innovativi di Google, da Gmail fino ad AdSense sono stati sviluppati come progetti coltivati nel ventipercento di tempo per sé […]”. Pensiero: veloce e lento – “Gli psicologi hanno identificato modalità di pensiero chiamate: “pensare veloce” e “pensare lento”. Il primo è razionale, analitico lineare, logico. Porta a soluzioni chiare per problemi ben definiti. E’ così che i computer pensano, è ciò che fanno gli esseri umani quando sono messi sotto pressione. Al contrario, il pensiero lento è intuitivo, caotico, creativo […] I più grandi pensatori della storia conoscevano bene l’importanza di una marcia più lenta. Tra i più vicini a noi: Milan Kundera ha parlato della saggezza della lentezza. Charles Darwin si definì un “pensatore lento” – […] Einstein “nel suo ufficio alla Princeton University, passava ore semplicemente guardando il soffitto”. Grazie alla lentezza dall’inconscio spesso scaturiscono le intuizioni vincenti. La lentezza è nuovo respiro che dilata la visione intorno a noi e dentro di noi. “Sotto la pressione della crisi economica siamo spinti ad accelerare, a lavorare più velocemente. Eppure c’è così tanto da guadagnare a resistere all’impulso di schiacciare sull’acceleratore! Ritornare al solito tran tran non è la risposta giusta alla crisi. Il futuro appartiene a chi saprà innovare, e l’innovazione deriva DAL SAPERE QUANDO RALLENTARE”. Questo concetto: cioè che all’innovazione, che a nuove possibilità e strumenti di risoluzione della crisi del nostro tempo si pervenga attraverso nuovi atteggiamenti di pensiero e di vita – e tra questi la lentezza – ricorre in tutti i protagonisti che si presentano in questo dossier di Diogene. E l’esempio di Google, citato prima, ritenuto quindi particolarmente significativo e con ottimi esiti, viene richiamato anche nel dossier: L’UOMO ARTIGIANO – Cesare Del Frate parla del sociologo Richard Sennett. “Nel suo ultimo saggio Richard Sennett, ci ripropone di considerare il modo in cui lavoriamo e organizziamo i nostri tempi di vita. Per riscoprire i principi dell’artigiano. In L’uomo artigiano si propone la soluzione del rallentare, riconvertendo i nostri modelli mentali e di organizzazione del lavoro secondo i principi e i valori dell’artigiano”… dove Sennet per ‘artigiano’ intende non necessariamente chi pratica lavoro manuale, ma “chiunque “si impegna a fare un buon lavoro; artigiano è l’arte del saper fare, coltivata con riflessione e lentezza: caratteristiche da cui scaturisce la creatività. Interessante, in Sennett, l’opinione sul talento cui preferisce la conoscenza diffusa di molti “La tecnica è più importante del talento. L’idea che pochi eletti siano dotati di eccellenza e che vadano ricercati e coltivati esclude la maggior parte delle persone che lavorano e questo è un terribile spreco di risorse umane. I geni non mi hanno mai interessato […] Non è un discorso così astratto – commenta Diogene – se si pensa ai test attitudinali, diffusi soprattutto nel mondo anglosassone, atti a misurare le capacità degli studenti come se fossero doti naturali indipendenti dall’educazione. Questi test possono giungere a determinare la carriera formativa delle persone, aprendo o chiudendo le porte delle migliori università […] MANIFESTO DELLA CITTÀ SLOW – Il movimento delle città slow è nato nel 1999 dall’intuizione di Paolo Saturnini, allora sindaco di Greve in Chianti, accolta da Carlo Petrini, presidente di Slow Food. L’associazione è Cittaslow Il Manifesto illustra come vivere e come governare una città-slow. Vivere in una città slow è un “modo di essere: un modo rallentato, certo meno frenetico, produttivista e veloce ma senza dubbio più umanizzante ed ecologicamente corretto, più solidale con le presenti e le future generazioni” Vivere in una città slow significa che, nel presente – e con lo sguardo rivolto al futuro, “si utilizzino tutte le grandi opportunità tecnologiche che il presente offre, contemporaneamente non si dimentichi il passato utilizzando un patrimonio di esperienza che ci viene dalla storia e dalla cultura materiale”. La lentezza della città slow può dirsi: darsi il tempo per costruire la qualità – LA SAPIENZA DEL RALLENTARE – VIVERE CON LENTEZZA – di Bruno Cortigiani Presidente della associazione VIVERE CON LENTEZZA – (link pagina FB) […] il mondo va e andrà sempre più veloce e l’unica via che, a mio parere, ci rimane per non essere schiacciati e stritolati da questo meccanismo è rallentare. In questo modo riusciremo a vedere le persone, i fatti e la natura non deformati dalla velocità e soprattutto dalla frenesia. Riusciremo a vedere le vie d’uscita, le opportunità, le alternative e le soluzioni, diverse dalle solite, per lo più improntate ai concetti di dentro-fuori, bianco-nero, tutto-niente che accettiamo senza riflettere come se la vita fosse un telequiz e avessimo davanti a noi, succubi del nostro starter interiore, un pulsante che lampeggia, da premere in una frazione di secondo […] – L’EDUCAZIONE DEI SENSI – SLOW FOOD – Cistiano Maestrini, fiduciario di Slow Food a Firenze è intervistato dal direttore di Diogene, Cesare Del Frate. Tra l’altro, questa domanda: Oggi Slow Food è diventata una rete mondiale di produttori e consumatori. Tuttavia, l’immagine di globalizzazione che ci restituisce è ben diversa da quella cui siamo abituati. Non è la globalizzazione della velocità, della massificazione, dello sfruttamento della natura. Che tipo di globalizzazione persegue Slow Food? Si potrebbe parlare di una globalizzazione lenta, e se sì in che senso? Possiamo parlare di globalizzazione virtuosa e impegnarci perché ciò avvenga. La lentezza è un valore della globalizzazione virtuosa. Il recupero del tempo non è altro che una necessità per evitare di violentare la natura, il clima, la ricchezza della terra dei mari, del cielo. Come sostiene il nostro presidente Carlo Petrini abbiamo abbastanza per sfamare tutte le persone in ogni angolo del globo. Dobbiamo porci seriamente il problema della produzione e della distribuzione delle risorse in modo equo. Il che significa ripensare finalmente il modo in cui intendiamo lo sviluppo e il progresso. *Cesare Del Frate illustra LA DECRESCITA FELICE … ”non una rinuncia né un’auto mortificazione – Altro che tristezza e austerità! – Non rinuncia né auto mortificazione ma una via innovativa per attraversare le difficoltà del nostro tempo, in accordo con l’etica della lentezza e la ricerca della felicità. D’altronde, è meglio scegliere di decrescere piuttosto che essere costretti, perché è proprio quello che succederà se andremo avanti ciechi”. DAL PRESTISSIMO AL LARGAMENTE (SLOW DESIGN) di Alastair Fuad Luke, saggista e consulente d’imprese di design. Cofondatore del laboratorio SlowLab.
Ci si presenta qui un design che non è quello cui di solito si pensa con quella parola: il design legato al brand, alla merce generalmente esclusiva, alle “fantasie materializzate del consumo vistoso” alla proprietà intellettuale…; qui si parla d’altro, si parla di un “design sostenibile, partecipativo, sociale, ecologico, e slow. “Il determinismo linguistico che vorrebbe costringere il termine design nella gabbia della mercificazione viene oggi vigorosamente contestato”.Ritengo opportuno cercare di riassumere il complesso e insieme semplice quanto affascinante discorso di questo new design, riportando qui integralmente i sei princìpi – guida del laboratorio di Design newyorkese SlowLab, che ne guidano il lavoro e che sono ispirati tutti al valore della lentezza. Eccoli: Il design lento: Rivela: slow design rivela spazi ed esperienze che nella vita quotidiana sono spesso ignorati o dimenticati.
Dilata: Slow design considera l’espressività degli oggetti e degli ambienti al di là della loro funzionalità
Riflette: Gli oggetti e ambienti prodotti con lo slow design inducono alla contemplazione e al consumo riflessivo.
Collabora: Slow design lavora secondo i principi collaborativi dell’Open Source. Si affida alla condivisione e alla trasparenza delle informazioni così che i progetti possano continuare a evolvere nel tempo.
Partecipa: Slow design incoraggia i consumatori a collaborare attivamente nella progettazione, abbracciando le idee di convivialità e scambio per favorire la responsabilità sociale e potenziare la comunità.
Evolve: Slow design riconosce che le esperienze più ricche possono nascere dalla maturazione nel tempo di oggetti e ambienti. (www.slowlab.net) SLOW FOOT, SLOW THOUGHT? – di Francesca Rigotti, http://www.letteraltura.it/9354,Ospite.html insegna filosofia nelle Università di Lugano e Zurigo e di Claudio Visentin, – esperto di viaggi e turismo, insegna all’Università della Svizzera italiana. C’è un aneddoto gustoso raccontato da Andrea Bocconi, filosofo e psicoterapeuta e riportato dagli Autori. La storia dice che […] l’antropologo nel corso di una spedizione in Borneo, allo scopo di “guadagnare tempo” si mise a marciare rapido alla testa della spedizione. Ma i portatori a un certo punto si fermarono: ”Siete stanchi”? “No, ma siamo andati troppo veloci e le nostre anime sono rimaste indietro”. Chi sono i camminatori lenti, e sono molti ormai ad avere scoperto ed apprezzato quel piacere? Sono “spiriti amanti della saggezza, filosofi lenti che amano cogliere i particolari del paesaggio e apprezzano il risveglio dei sensi sollecitato dal movimento del corpo.” Si tratta anche, quindi della “filosofia del camminare”, teorizzata da Duccio Demetrio, – E’ la “[…] filosofia del meditante mediterraneo che indulge nella lentezza del procedere e si muove come il partecipante a una caccia al tesoro, per il quale gli elementi da cogliere strada facendo sono essenziali sia per sé sia per la scoperta del TESORO, cioè la condizione, che si raggiunge durante ogni esercizio di meditazione mediterranea, di PERCEPIRSI IN REALTÀ PIÙ ESISTENTI” Vorremo un giorno salutarci col celebre saluto dei filosofi inventato da Ludwig Wittgenstein*? “DATTI TEMPO”!!! germana pisa 2010