Accadono molte cose, nel silenzio della via, la notte; e solo pochi giorni fa ho sentito – in un momento di sonno leggero – alte grida levarsi : erano un uomo e una donna che litigavano. Le grida si erano alzate all’improvviso poco prima delle cinque e, nel silenzio che quasi pareva farsi ancor più silenzioso – ed io in ascolto attonito – si sentivano distintamente le parole che quell’uomo e quella donna si gettavano l’un contro l’altra. Se invece che ascoltare si fosse potuto vedere – (le voci erano vicinissime nella via ma in un punto nascosto o forse addirittura all’interno di una casa con la finestra aperta – credo si sarebbero potuto vedere brandelli di anime nell’aria, tale era l’intensità della rabbia, del dolore che quelle grida esprimevano, Ne fui profondamente scossa e poi , dopo, non presi più sonno. La voce di lui era rauca , altissima, profonda, esasperata, quasi stridula nel coacervo della rabbia, del risentimento; e scagliava accuse sanguinose e offese taglienti. La voce di lei era acuta, tesa allo spasimo, a volte implorante, chiedeva di ragionare, a volte accusava. Talora la voce di lei cercava di sovrastare l’altra e le sue parole parevano colpire più forte di quelle di lui; e infatti – forse non a caso – furono le ultime che udii, prima che tutto tacesse di colpo. Ho sentito stamani levarsi ancora una volta nel silenzio della via – nella piena luce del giorno – un grido, proveniente da chissà dove, da chissà quale anfratto doloroso: un grido prolungato, lamentoso; è umano ma sembra un ululato, non acuto ma alto ; è come una bestemmia o come una preghiera o una domanda: “perché? Non si comprende se il grido sia di donna o di uomo. Lo ho sentito stamani, dopo molto tempo che non lo sentivo, mi ha fatto più impressione del solito e lo ho paragonato mentalmente – per il dolore sordo e solitario che esprime – alla spensieratezza dei molti che in queste ore vanno fuori città, verso il mare. siamo nel pieno del luglio milanese. Ho cominciato a pensare che si tratti di un malato di mente, che esprime una sofferenza indicibile e incomunicabile in altro modo, una persona sola nel profondo dell’essere; che chiede aiuto. Quando accade che il grido si leva – possono passare mesi oppure settimane, raramente per due giorni di seguito – può essere di giorno come al tramonto, o a sera tardi. Da tempo non lo sentivo e non mi sono mai curata, almeno fino ad ora, di informarmi se altri lo sentono e se si domandano perché e dove e chi, forse perché troppo raramente accade; e in fondo è imbarazzante chiedersi di chi sia il grido .Per rimuoverlo subito talora penso addirittura che ho sentito male, che mi inganno, o che si tratta – per quanto insolito nel tono – del grido di un animale. Ma ogni tanto in questi giorni sento anche l’abbaiare insistente di un cane proveniente da una casa e mi domando subito perché, se sia un cane abbandonato da qualcuno che è partito segregandolo in casa e affidandolo alla premura di chi – preoccupato – poi contatta le associazioni animaliste. Sono portata a pensare che per il cane mi attiverei, per l’altro mi pongo dei problemi. Per quanto cinico possa sembrare ciò. L’uno e l’altro richiamo mi interrogano e non so dare una risposta che non sia una momentanea riflessione sulla sofferenza che spesso si nasconde dietro le pareti delle case; specie d’estate quando ci sono molti abbandoni. Ma il pensiero va anche a chi in queste ore in cui tutti vanno verso il mare sta soffrendo per una malattia che non dà scampo e mi ricordo del vicino che morì l’anno scorso (il 1 di luglio, scoprimmo poi ) che noi si era via e ce ne eravamo andati a giugno senza pensare a lui, che sapevamo molto malato. E in fin dei conti potrebbe capitare domani a me, che d’estate mentre tutti vanno verso il mare e ridono giaccio in un letto e penso a quelli che vanno verso il mare. Io prego di non dover morire d’estate, strana pretesa, sono portata a pensare che se fossi malata d’estate non mi curerei e andrei lo stesso verso il mare. Strane idee prendono d’estate quando c’è molto silenzio e si sentono grida levarsi. Può essere salutare che accada. Ogni mattina all’alba sento il concerto degli uccelli che variamente abitano la fortunata via dove risiedo, una via con due numeri civici , ognuno dei quali è benedetto da alti alberi. Il concerto la mattina è meraviglioso, ma anche di pieno giorno, escluse le ore molto calde in cui gli uccelli riposano all’ombra. Sono venuti a mancare – da un paio d’anni a questa parte – gli uccelli notturni che avevano fatto il loro nido nella costruzione antica che adesso è stata demolita per far posto ad un ipermercato . Anche il loro grido era una compagnia. Per fortuna molti uccelli sono rimasti e – come noi umani – credo anche loro si trovino particolarmente bene qui presso queste due querce meravigliose che portano frescura fin dentro il quarto piano. Infatti non mostrano di avere paura di avvicinarsi ai nostri balconi e non sono soliti allontanarsi veloci quando ci avviciniamo. Non sempre, ma spesso questo accade. Germana Pisa 14_luglio_2007_
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