Lo stracciaiolo.
Emerge dal tempo la voce di zia Elba, la «domina» della famiglia allargata: «Ehi c’è lo strascée!» quando dalla strada echeggiava il grido dell’uomo che raccoglieva dalle famiglie gli stracci per rivenderli a ditte che dei medesimi facevano carta, lei si affrettava a portargli il pacchetto, piccolo o grosso, che aveva per tempo preparato. Con l’aria che tira, diverrà un giorno ancora popolare la consuetudine del riciclo, quella che ancora oggi appare a molti un’ubbia da ambientalisti?
Fungo cinese.
Questo strano animale, ma vorrei meglio dire questo strano essere, divenne una specie di mania collettiva alla fine degli anni Quaranta, inizio Cinquanta: in migliaia di famiglie si teneva questo fungo, che aveva la consistenza molliccia e la trasparenza di una medusa e la forma di un polpo, immerso in un vaso pieno d’acqua che poi si beveva. Quell’acqua si diceva avesse proprietà benefiche straordinarie per la salute. Zia Elba, che aveva sistemato l’alieno in una boccia di vetro sul mobiletto prezioso (lo vedo ancora agitare i filamenti tentacolari), di quelle proprietà era convintissima e curava l’essere con riverenza, occupandosi del cambio periodico dell’acqua: acqua che poi sollecitava i congiunti a bere. Non so gli altri, ma io credo, obtorto collo, di averle dato retta almeno una volta.
Germana Pisa