Biografici e autobiografici

Ezio Cavazzana ricorda il padre Gustavo.Il calesse e la Barchetta.

Sono recenti, risalgono a quando, pochi anni fa, ci siamo incontrati tutti noi cugini di diverse generazioni,  i ricordi di Ezio Cavazzana. Egli mi ha fatto partecipe di quando – lui bambino insieme al fratello – papà Gustavo li caricò in auto (uno dei pochi che, nei primi decenni del secolo XX e in quei dintorni, aveva scelto di acquistare un’automobile), per la precisione era una Citroen modello “barchetta”, la prima ad essere importata. Li accompagnò nei luoghi di montagna, sopra il Piave, dove aveva combattuto. Li portò proprio nel punto dove c’è una grande roccia, dietro la quale, lui, Gustavo era rimasto al riparo per due settimane subendo il fuoco nemico e contrastandolo. Con sgomento, mi dice Ezio, papà rammentava come non avesse potuto impedire che due commilitoni cadessero, perché non erano stati abbastanza prudenti – nonostante lui si raccomandasse in tal senso – stando al riparo in modo sufficiente! Sorridendo, zio Ezio mi ha poi detto che era molto orgoglioso, Gustavo – come non capirlo! – della sua automobile. E tuttavia qualcosa turbava la sua soddisfazione: il
fatto cioè che talvolta il calesse che passava nella via superasse in velocità la sua “barchetta”!

Mustacchi

I mustacchi di nonno Gustavo erano, anche se in versione meno esuberante, quelli alla Re Umberto, ma il nonno li portava meglio e si addicevano alla sua figura alta e al portamento padronale. Le punte all’insù del mustacchio ingentilivano il suo volto normalmente serio e burbero. Se sorrideva, sorrideva largo e i mustacchi arrivavano circa alle orecchie. Quando se li lisciava, si comprendeva uno stato d’animo conciliante e sornione. Ma non era raro che a una tregua succedesse un pugno sul tavolo che intendeva mettere tutti in riga.

germana pisa

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